Buongiorno e ben [ri]trovati anche questa domenica. Volendo potete leggere l'edizione di questa settimana accompagnati da questo sottofondo musicale. Vista l'epoca dell'anno vi portiamo al mare. A Marechiaro. Anzi, a Marechià.
L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni [AGCOM] ha pubblicato questa settimana la relazione annuale 2021. Il corposo documento [208 pagine] contiene molti dati d'interesse, ed è stato poco commentato dai media, compresi quelli "specializzati". Ecco che allora abbiamo deciso di dedicarvi, quasi, la totalità di questo digest.
La televisione si conferma il mezzo ancora principale per l’acquisizione di informazioni, preservando la sua vocazione di servire un’ampia e indistinta platea di cittadini, senza marcate esclusioni di quote di popolazione sotto il profilo dell’istruzione o del reddito. Anche se resta saldamente al primo posto come mezzo utilizzato per informarsi, la televisione soffre lo spostamento, sempre più rapido, verso un ambiente multimediale, più digitale e mobile.
Concentrando l’analisi economica sui mezzi tradizionali [televisione, radio e stampa, in particolare i quotidiani, inclusa la parte digitale] si assiste a un calo generalizzato della pubblicità dovuto, da un lato, ad una minore capacità di spesa degli inserzionisti e, dall’altro, a una minore penetrazione dei mezzi tradizionali.
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I periodici sono la parte editoriale che ha sofferto di più, forse anche a causa della minore immediatezza della funzione informativa, e hanno presentato una riduzione della raccolta pubblicitaria pari al 36%.
La crisi strutturale della stampa si rileva irreversibile e mostra di non aver beneficiato della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica. Anche i ricavi degli editori derivanti dalla raccolta pubblicitaria online mostrano una flessione, in controtendenza rispetto a quanto realizzato dalle piattaforme, che invece esibiscono una crescita importante in questo ambito.
Nella stampa quotidiana, i ricavi dal lato utente rappresentano la fonte di finanziamento prevalente [63%]. Come mostra l'infografica sopra riportata questo è dovuto ad un maggior calo dei ricavi pubblicitari rispetto a quelli lato utente.
Infatti, solo nell’ultimo anno, i ricavi pubblicitari sui quotidiani sono diminuiti del 21%, mentre quelli dalla vendita di copie e collaterali del 12%.
Nel mix di ricavi degli editori di quotidiani cresce il peso dei fondi pubblici che passano dall'1.9% del totale nel 2016 al 3.3% nel 2020.
Per quanto riguarda la pubblicità online, si stima che nel 2020 il peso delle piattaforme rispetto agli altri operatori [editori/ publisher e concessionarie di pubblicità] cresca ancora e in maniera evidente. I volumi complessivamente gestiti dalle piattaforme giungono a rappresentare l’82% del totale [con un incremento di 14 punti percentuali rispetto al 2016].
Le determinanti competitive si basano sull’accurata profilazione dell’utenza e sulla disponibilità di dati, e informazioni sugli utenti, che rappresentano un asset strategico e un forte vantaggio economico delle piattaforme rispetto ai propri concorrenti e agli inserzionisti.
Questa la sintesi del panorama relativo ai media offerto dalla relazione di AGCOM. Ma, come d'abitudine, vi consigliamo caldamente di leggere integralmente il report approfondendo.
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