La FRECCIA ROSSA della BONTA’, da Milano a Skjak, “Route de liberté”, una via d’amore lunga ottomila chilometri per congiungere i popoli nella pace, in nome del dolore delle innocenti vittime della guerra.
La rievocazione
L’occasione di fare memoria della Freccia Rossa della Bontà (F.R.B.) – Raid Milano-Oslo, estate 1949, mi è stata offerta dalla cerimonia di rievocazione organizzata dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi e dagli scout milanesi, in collaborazione con la Fondazione Mons. Andrea Ghetti (Baden), svoltasi a Milano il 29 settembre scorso.
Alcuni partecipanti al Raid – Alberto Anghinelli, Tino Giorgetti, Duccio Jachia – furono invitati a ricordare e a raccontare il lungo viaggio verso il Rover Moot, che si svolgeva nelle foreste di Skjak (Oslo), il primo del dopoguerra.
Attraverso l’Europa 25 rover del Clan “La Rocchetta” di Milano, inclusi 6 rappresentanti di altri clan lombardi – di Como, di Bergamo, di Brescia – hanno dato voce e visibilità ai piccoli mutilati di guerra, giovani vite innocenti ferite dai bombardamenti, dalle bombe antiuomo disperse nelle campagne e nei prati delle periferie delle nostre città e in quelle dei diversi paesi d’Europa.
I rover si sono fatti messaggeri della “promessa”, fatta da don Carlo Gnocchi ai suoi alpini morenti, lungo la tragica ritirata dalla Russia, di prendersi cura delle loro famiglie, dei figli dei caduti e tra essi in particolare di quelli mutilati. Promessa frutto di grande sensibilità e generosità di animo profetico, condivisa con l’amico Baden, che si tradusse nel tempo in una “buona azione” continua fino ai nostri giorni, adattata di volta in volta alle nuove patologie insorgenti.
Nel corso della cerimonia di rievocazione la Fondazione Baden ha donato al nascente Museo, dedicato a don Carlo Gnocchi, una delle motoleggere “Guzzino”, di 65 cc di cilindrata, con le quali si realizzò lo storico raid, Guzzino che le sapienti, abilissime mani di Cesarino Rossi, maestro di tecnica motoristica e non solo, come ben sanno i frequentatoti del Campo scuola di Colico, hanno richiamato a nuova giovinezza ed efficienza.
La F. R. della Bontà al Rover Moot
Una grande avventura scout fu l’impresa della F.R. Per i 25 rover che ebbero la grande ventura di attraversare tutta l’Europa a bordo dei leggendari “Guzzini” per raggiungere Skjak e partecipare al Rover Moot, latori di un messaggio di riconciliazione e di pace scritto dai mutilatini, fu un’importante occasione di vedere e toccare con mano la realtà sconvolgente lasciata nelle città, nelle campagne e nelle vite delle persone dalla guerra. Fu anche una forte esperienza di libertà, il tesoro da poco ritrovato nel nostro paese, fu davvero una “Route de liberté”, come è per noi lo scoutismo, ma anche un’esperienza di servizio rivolto ai bimbi mutilati, ben 4 milioni i tutta Europa. Ma, oltre all’avventura, all’impresa, fu un’esperienza di fraternità praticata e di bontà che ci fu donato di seminare con discrezione nelle popolazioni europee. “Semina, semina, l’importante è seminare. Un po’… molto… tutto… Il grano della speranza. …… Semina, semina, e abbi fiducia, ogni granellino arricchirà un piccolo angolo di terra.” E con la speranza e la fiducia fiorì quello spirito nuovo che animò il nostro cammino di rover. Risuonò l’ora di “mettersi al lavoro”, tutti insieme, nella linea indicata da B.-P. nel discorso pronunciato a Kandesteg il 2 agosto 1931 al 1° Rover Moot mondiale.
E come rover della F.R., parafrasando, mi sono detto “Guida da te il tuo Guzzino”, guidalo senza farlo grippare, con cura e fedeltà verso la scoperta e l’incontro con l’altro, con la vita, guardando avanti, guardando lontano. Dunque nel nostro lavoro (come nel resto di ogni altra attività) dovremmo guardare avanti, molto avanti, con grande speranza ed obiettivi elevati, e guardare attorno a noi con gioia e buona volontà; guardare indietro con gratitudine per ciò che è stato compiuto e quindi continuare con rinnovato vigore, con pronto spirito di iniziativa e con una più larga veduta della meta ultima che vogliamo raggiungere, aiutando nel contempo gli altri nel cammino.
Alberto Anghinelli Comunità Masci di Saronno
per “In cammino”